Fanno i furbi? E allora, non resta che “colpirli negli affetti”: sbancandoli. Come? Semplice: basta chiudere il rubinetto del conto corrente e ritirare i propri risparmi, vincolandoli a progetti sociali eco-sostenibili. L’associazione “Etinomia” dellavalle di Susa aderisce alla campagna nazionale “Sbankiamoli”, per una finanza popolare, trasparente e democratica. Conto alla rovescia simbolico: 11 aprile 2012, data fatidica in cui, dopo quasi un anno di militarizzazione d’emergenza, il governo provvederà alla notifica ufficiale dell’occupazione dei terreni privati di Chiomonte, l’area trincerata in attesa che un giorno parta davvero l’ipotetico cantiere Tav per il tunnel preliminare geognostico. La grande finanza al potere vuole imporre la Torino-Lione senza spiegazioni? Pan per focaccia: ora scatta la class action, sotto forma di rappresaglia bancaria.
Sarà la prima settimana di sciopero bancario italiano, annunciano i promotori, ben decisi a muoversi per primi: addio vecchio conto corrente,
meglio trasferirlo presso le sedi della finanzaetica come quelle di Banca Popolare Etica. E poi i risparmi: è ora di dirottarli su progetti ecologici di valore sociale. Stessa sorte per i fondi di investimento legati a banche e società “irresponsabili”: meglio trasferire anche quelli verso una Mag, motore finanziario di progetti equosolidali. Oggi, le piccole imprese chiedono sempre più finanziamenti agli istituti bancari (dal 36,5% del 2007 al 52,2 % del 2010) ma ne ottengono molti di meno: i successi passano dal 87,5% del 2007 al 79,8% del 2010. Per le famiglie, stessa storia: a gennaio 2012, le domande di mutui per acquistare una casa hanno registrato una flessione del 41% rispetto al gennaio dell’anno precedente, segnalando una contrazione che continua da mesi.
Dove finiscono i nostri soldi? Come vengono utilizzati dalle banche tradizionali? E quali attività economiche, pubbliche e private, vengono finanziate? «La risposta a queste domande – dicono i promotori di “Sbankiamoli” – potrebbe farci capire che è giunto il momento di fare qualcosa: cominciamo a cambiare il nostro modo di vivere l’economia a partire dall’11 aprile 2012, continuando ad oltranza sino a che non ci saranno evidenti segnali di rinnovamento del sistema finanziario nella direzione desiderata dalla popolazione». Senza dimenticare che, per fortuna, ci sono anche “prestatori di credito” onesti, che continuano a concedere regolarmente prestiti, e anzi aumentano di anno in anno il loro sostegno
concreto all’economia reale delle aziende e delle famiglie: è il caso dei circuiti etici come Banca Etica, Bcc, Mag 4.
«Cosa possiamo fare noi cittadini per favorire lo sviluppo di queste realtà, a sostengo di un tipo di economia diversa da quella attuale, fortemente distruttiva?». Facile: basta concentrare il risparmio raccolto verso realtà in grado di finanziare attività economiche sane, improntate a criteri di sostenibilità etica ed ambientale, senza rinunciare alla qualità dei servizi che solitamente si pretende dallo sportello. La transizione è assolutamente indolore, perfetta per chi ha conti correnti sostanzialmente statici: oltre alla finanza etica, ricordano i promotori, in tutta Italia esistono ancora banche di credito cooperativo che hanno resistito alle politiche di assorbimento promosse dai grandi gruppi bancari. «I dati parlano chiaro: la politica finanziaria condotta dai circuiti tradizionali ha generato il black-out economico da cui consumatori ed imprese stentano ad uscire. Soltanto le grandi strutture di credito, insieme a compagnie assicurative, multinazionali, politici emafia non stanno soffrendo questa situazione: noi non ci fidiamo più».
Associazioni e comunità organizzate possono andare oltre lo “sciopero bancario”: possono favorire o promuovere lo sviluppo delle realtà di credito etico-sostenibile nel proprio contesto territoriale, in modo che siano noti virtù e valori all’interno di imprese e privati aderenti alla rete virtuosa. «La nostra iniziativa non genera disoccupazione – dicono gli attivisti – anzi, favorirà lo sviluppo di nuove forme di impiego in un contesto finanziario meno arrogante e più vicino alle esigenze della popolazione». Uno degli esempi di economia solidale su misura per il territorio è proprio “Etinomia”, alleanza di oltre 300 “imprenditori etici per i beni comuni” sorta in valle di Susa con grandi obiettivi: smascherare la propaganda pro-Tav, dimostrando
che le vere forze produttive dell’area sotto tutte schierate contro la “grande opera inutile”, e costruire nuove strutture solidali per valorizzare e potenziare la sovranità economica del territorio.
Naturalmente, nel mirino non c’è solo la Torino-Lione: anche i caccia F-35, la Tangenziale Est, i maxi-inceneritori, come la cementificazione del territorio e l’intera economia del petrolio, è sorretta dagli “usurai” dellafinanza e della grande speculazione, in un intreccio solidissimo che comprende anche imprenditoria, politica e sempre più spesso anche lamafia “imprenditrice”, ansiosa di riciclare fiumi di denaro sporco. “Etinomia” è un laboratorio di futuro sostenibile: in valle di Susa promuove la creazione di orti pubblici, sviluppa forme di turismo verde, connette fra loro artigiani, agricoltori e imprese anche con progetti tecnologicamente avanzati come la rete WiFi allestita nel paese di Villarfocchiardo, dove da alcuni mesi i
possessori di computer portatili e smartphone possono navigare liberamente in Internet.
«Nel corso degli ultimi mesi – ribadiscono i valsusini di “Etinomia” – imprese e famiglie hanno dovuto prendere atto della stretta al credito operata dai grandi gruppi bancari, mentre appare evidente l’interesse per i giochi speculativi e i finanziamenti a grandi opere inutili e dannose e all’incremento degli arsenali militari, sia in Italia che nel resto mondo». In questo modo le banche, con la loro capacità di condizionare anche la politica nazionale, si stanno rivelando sempre più come uno dei motori di un modello di sviluppo che relega l’uomo e l’ambiente in un angolo, per mettere al centro del sistema il denaro. E dunque, “sbanchiamoli”: riprendiamoci i nostri soldi. «E’ giunto il momento, per tutti i cittadini, di sapere qual è la destinazione ed il fine degli investimenti che vengono operati tramite i propri risparmi; è ora che anche nella gestione del risparmio le persone possano agire con consapevolezza ed educazione».
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