IL REATO DI ALLEVIARE LA POVERTÀ: LA VALUTA DI UNA COMUNITÀ LOCALE COMBATTE LA BANCA CENTRALE DEL KENYA
L’ex volontario delle Forze di Pace
Will Ruddick e diversi altri cittadini di Bangladesh (Kenya)
rischiano sette anni di prigione per aver messo a punto un modo
efficace per alleviare la povertà nelle più povere comunità
africane. La soluzione da loro elaborata: una valuta complementare
emessa e garantita dalla comunità locale.
La Banca Centrale del Kenya ha già
sporto denuncia di contraffazione valutaria.
Le valute complementari possono
contribuire realmente a ridurre la povertà. E’ difficile riuscire
a dimostrare questa cosa nelle economie complesse, a causa dei
numerosi fattori che influenzano i risultati. Ma in un piccolo
villaggio africano che detiene un’infinitesima parte della valuta
nazionale, fornire ai residenti una valuta alternativa non può che
avere un effetto positivo ovvio, immediato e indiscutibile.
Questo è stato dimostrato chiaramente
(1) quando Will Ruddick, un medico, economista ed ex-volontario delle
Forze di Pace americano, introdusse una valuta complementare in un
piccolo insediamento in Kenya chiamato Bangladesh, vicino alla città
costiera Mombasa.
L’organizzazione di sviluppo locale
di Will, Koru-Kenya (2), ha lavorato insieme a più di cento piccole
imprese locali di Bangladesh, che si erano accordate nel riconoscersi
reciprocamente l’equivalente di 400 scellini (circa €3.5 o $4.60)
di credito reciproco, sotto forma di voucher commerciali chiamati
Bangla-Pesa (3). Metà di questi voucher sarebbero stati disponibili
per l’acquisto reciproco di prodotti e servizi, e l’altra metà
sarebbe servita a finanziare progetti pubblici per la comunità, come
raccolta dei rifiuti e servizi sanitari.
Le assegnazioni delle risorse furono
decise in modo democratico e trasparente, e la nuova valuta fu
completamente finanziata dalla comunità locale stessa e assicurata
da un sistema di garanti, senza alcun esborso o avallo da parte del
governo del Kenya o di un’agenzia di sviluppo nazionale.
Il progetto fu avviato in Maggio 2013
ed ebbe come effetto immediato un aumento del 22% delle vendite.
Questo corrispose a un incremento dei profitti e del potere
d’acquisto del 22%.
Gli scambi erano di beni e servizi che
senza la presenza di una valuta alternativa sarebbero stati non
utilizzati o sprecati, e non perché non fossero commerciabili, ma
perché i potenziali acquirenti non avevano il denaro per poterli
acquistare.
L’introduzione del Bangla-Pesa riuscì
a dare un forte e decisivo impulso all’economia locale, creando un
link diretto tra la comunità e le sue risorse, senza il vincolo di
quel pezzo di carta chiamato “denaro”. A questo indirizzo
internet : link (4) potete trovare un video molto significativo su
questo progetto.v Il successo dell’esperimento di Bangladesh ha
suscitato il plauso dalle Nazioni Unite, dell’Aja (5) e dell’
Associazione Internazionale dello Scambio Reciproco (6). Bisogna
dirlo: nessun altro programma di riduzione della povertà di governi
locali può competere con l’efficacia di un simile approccio che,
oltretutto, è facilmente replicabile in innumerevoli piccole altre
comunità africane. Il progetto era di estenderlo ad altri villaggi
in maniera semplice e democratica, così da creare uno strumento
locale di scambio per la gente di tutto il continente.
Tutto avviene tramite telefoni
cellulari con un sistema fornito da Community Forge, (7)
un’organizzazione con sede a Ginevra che sostiene lo sviluppo delle
valute locali in tutto il mondo.
Ma il piano fu inspiegabilmente
interrotto il 29 maggio scorso, quando Will e cinque altri
partecipanti al progetto sono stati arrestati dalla polizia del Kenya
e messi in prigione. Oltre a Will, che è sposato con una donna del
Kenya impegnata in attività umanitarie ed è padre da poco, tra gli
altri arrestati ci sono due piccoli imprenditori locali (genitori e
nonni), un giovane attivista, una mamma volontaria e il tutore di
sette orfani. (8)
All’inizio la polizia ha accusato il
gruppo di ordire un complotto per capovolgere il governo, sostenendo
che il Bangla-Pesa fosse collegato al MRC, un gruppo di terroristi
secessionisti.
Quando tale collegamento si dimostrò
infondato, entrò in scena la Banca Centrale del Kenya con le sue
accuse formali di falsificazione valutaria. Will e i suoi compagni di
sventura per ora sono stati rilasciati dietro una cauzione di 5,000
euro e sono in attesa del processo, previsto per il 17 luglio
prossimo. Se saranno condannati, li attendono sette anni di
reclusione in Kenya.
Ma nonostante la difficile situazione,
Will rimane ottimista: “La cosa più emozionante” dice “è che
questi sistemi hanno dimostrato la capacità di ridurre la povertà –
e la mia speranza è che dopo questa vicenda sarà permesso di
estenderli a tutti i paesi e i villaggi del Kenya. Ormai l’uso
delle valute complementari sarà affermato e riconosciuto come ottimo
strumento per combattere la povertà, non ci saranno più dubbi al
riguardo”.
Precedenti casi di successo, dalla
Svizzera al Brasile
Le valute complementari sono adottate
da diversi governi del mondo. Il sistema più antico e diffuso è il
WIR della Svizzera, un sistema di scambio tra 60,000 imprenditori –
in pratica più del 20% di tutto il sistema di imprese svizzero
(http://www.americantradesystem.com/WIR_Bank.htm). Questo tipo di
valute hanno dimostrato di avere un effetto anti-ciclico che
contribuisce a stabilizzare l’economia Svizzera, rendendo
disponibili liquidi e prestiti in quei momenti in cui scarseggia per
le piccole imprese il credito convenzionale. Il Brasile è un leader
mondiale nell’uso delle valute complementari mirate alla riduzione
della povertà. Un fatto interessante è che la sua esperienza è
iniziata più o meno nello stesso modo che per il Kenya: la più
famosa valuta alternativa del paese, chiamata “Palmas”, rischiò
di essere soppressa sul nascere per mano della Banca Centrale del
Brasile. Come andarono i fatti ce lo raccontano Margrit Kennedy e i
co-autori di People Money:(9)
“Dopo l’emissione delle prime
Palmas nel 2003, l’organizzatore locale Joaquim Melo fu arrestato
per sospetto riciclaggio di denaro in banche non ufficiali. La Banca
Centrale del paese avviò un’azione legale contro di lui,
sostenendo che la sua banca stesse coniando denaro falso.
Gli accusati chiesero aiuto per la
difesa a testimoni esperti del settore, come l’organizzazione
olandese per lo sviluppo “STRO”. Infine, il giudice stabilì che
era un diritto costituzionale dei cittadini avere accesso alla
finanza e che la Banca Centrale stesse facendo ben poco per quelle
aree povere del paese che utilizzavano le valute locali. Emise quindi
un giudizio a favore del Banco Palmas.
Ciò che avvenne dopo mostra il grande
potere che ha il dialogo. La Banca Centrale creò un gruppo di
riflessione e invitò Joaquim a unirsi alle discussioni per capire
come poter aiutare la gente più povera. Il Banco Palmas creò quindi
l’Istituto Palmas per condividere e diffondere la sua metodologia
tra altre comunità e nel 2005 il ministro per “l’economia
solidale” creò una partnership con l’Istituto per finanziare la
diffusione del metodo. Il sostegno alle banche per lo sviluppo locale
che emettono nuove valute fa parte ormai delle politiche di stato.
Il dibattito legale: Credito Reciproco
o Contraffazione valutaria?
Se il tribunale del Kenya seguisse
l’esempio del Brasile, questo potrebbe essere l’inizio di un
approccio molto promettente nella lotta alla povertà in Africa. Il
Bangla-Pesa era finanziato da risorse locali, e i locali erano molto
felici di averlo per poter far circolare loro prodotti e acquistarne
da altri all’interno della loro comunità.
Tuttavia, se sarà giudicato un caso di
falsificazione valutaria, esiste purtroppo un precedente storico che
fu duramente punito. Nella metà del diciottesimo secolo, quando la
Banca d’Inghilterra era detenuta da privati e aveva il diritto
esclusivo di emettere la valuta nazionale, la falsificazione delle
banconote della Banca d’Inghilterra era considerata un crimine
punibile con la pena di morte.(10) Erano i tempi in cui sono
ambientate le storie di Charles Dickens “Tale of Two Cities e di
“Bleak House”, tempi in cui l’aver affiancato alla valuta
nazionale una valuta alternativa avrebbe certamente aiutato a
sollevare le masse dalla profonda povertà in cui versavano; ma era
proprio interesse della Banca controllare il mercato valutario e
mantenerlo “scarso”, proprio per garantire una costante richiesta
di prestiti.
Quando nel sistema scarseggia il denaro
necessario per soddisfare le esigenze di scambi commerciali, le
persone devono contrarre dei prestiti dalle banche pagando degli
interessi, assicurando così un bel profitto alle banche stesse. E’
vero anche il contrario: quando gira denaro sufficiente per coprire
le esigenze di scambio, cala drasticamente il livello dei debiti e
della povertà. In questo caso, il voucher Bangla-Pesa non ha niente
a che vedere con una falsificazione della valuta nazionale. Quindi,
le accuse fatte sono del tutto infondate.
Lo scopo delle valute complementari,
come dice il loro stesso nome, non è di imitare o competere con la
valuta nazionale, ma di completarla, permettendo un aumento degli
scambi commerciali di prodotti e servizi disponibili nelle comunità
locali, prodotti e servizi che, altrimenti, sarebbero rimasti
invenduti e sprecati. Oggi, la Banca d’Inghilterra stessa riconosce
ufficialmente il ruolo di complementarietà di queste
valute(http://www.bankofengland.co.uk/banknotes/Pages/localcurrencies/default.aspx).
L’esperienza del Bangla-Pesa dimostra
quello che la classe politica spesso ignora: il Prodotto Interno
Lordo è misurato in beni e servizi venduti, non in beni e servizi
prodotti; e affinché i prodotti siano venduti, gli acquirenti devono
avere il denaro per comprarli. Provate a dare alla gente denaro
supplementare da spendere e vedrete che il PIL salirà. (In Kenya,
dove quasi la metà della popolazione vive in stato di povertà e di
disoccupazione estrema, gli aumenti del PIL riflettono più le
pratiche estrattive che le condizioni locali).
Un’idea diffusa è che aumentando gli
strumenti di scambio si avrà come unico effetto la svalutazione
monetaria e l’aumento dei prezzi; ma i dati mostrano che questo non
avviene se prodotti e servizi restano invenduti e i lavoratori
rimangono disoccupati. Aggiungere liquidità, in circostanze del
genere, dà impulso alle vendite, alla produttività e
all’occupazione, più che ai prezzi.
Questo è stato dimostrato in un grande
esperimento condotto in Argentina nel 1995, un momento in cui il
paese era colpito da una grave crisi bancaria. La mancanza di fiducia
nel Peso e la fuga di capitali provocò l’assalto alle banche da
parte dei risparmiatori, tale da fargli praticamente chiudere i
battenti in poco tempo. Quando iniziò a scarseggiare la valuta
nazionale, la gente rispose creandosela da sola. Queste valute locali
pian piano si evolvettero nel Global Exchange Network (Red Global de
Trueque, detto anche RGT), che alla fine divenne la più vasta rete
di valute locali nel mondo. Il modello si diffuse in tutta l’
America centrale e meridionale, raggiungendo i sette milioni di
membri e un giro d’affari di milioni e milioni di dollari USA
l’anno. A livello locale, anche le province in cui scarseggiava la
valuta nazionale, ricorsero all’emissione di una loro “moneta”,
pagando gli impiegati con ricevute cartacee chiamate “Buoni di
Cancellazione di Debiti”, in unità valutaria uguale al Peso
Argentino.
Anche se tutte queste misure
aumentarono la quantità di denaro in circolazione, i prezzi non
salirono. Al contrario, in alcune province che adottavano oltre alla
valuta nazionale quella locale, i prezzi addirittura calarono (11)
rispetto ad altre province argentine. I sistemi locali di scambio
permettevano la commercializzazione di quei beni e servizi che
altrimenti non avrebbero avuto alcun mercato.
Anche a Bangladesh si sono riscontrati
questi effetti positivi. “Con il Bangla-Pesa,” dice Ruddick,
“abbiamo notato che un credito circolante senza interessi,
finanziato dalla comunità locale è uno strumento economico ed
efficace per aumentare la liquidità locale e ridurre la povertà”.
Gli accusati quindi devono riuscire a
dimostrarlo in tribunale. E’ stata organizzata una raccolta di
fondi generale per poter pagare i loro difensori: ecco il link. Per
firmare la petizione avviata da una delegazione dell’Aja che
sostiene Bangladesh, cliccare qui.
Ellen Brown è un avvocato, presidente
dell’Istituto Bancario Pubblico, autrice di dodici testi, tra cui
“La ragnatela del Debito” ed il seguito, di recente
pubblicazione: “La soluzione della Banca Pubblica”
Fonte: http://webofdebt.wordpress.com
Link:
http://webofdebt.wordpress.com/2013/06/28/5801/ - See more at:
http://www.altrainformazione.it/wp/2013/07/08/il-reato-di-alleviare-la-povert-la-valuta-di-una-comunit-locale-combatte-la-banca-centrale-del-kenya/#sthash.LM6mTl0B.dpuf
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