Energia Nucleare: Pazzia

Fonte: Non solo solare

Nonostante l’incidente nucleare di Fukushima, l’Italia dichiara di voler perseguire comunque il suo programma nucleare, seppure dopo una pausa di riflessione.

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Quando negli scorsi mesi il Governo Italiano decise il ritorno del nostro paese al nucleare, si manifestarono da subito molti dubbi.
Tuttavia si avviava la discussione in un clima altamente favorevole, lontani 15 anni dall’ultimo grande disastro nucleare, nel pieno di un periodo in cui pareva che anche i reattori più datati potessero reggere tranquillamente all’usura del tempo e a eventuali calamità.
Il tempo aveva reso l’incidente nucleare di Chernobylun’evento isolato, che difficilmente si sarebbe riproposto.
Qualche giorno fa, questa convinzione è stata spazzata via e l’utopia di un’energia atomica sicura si è dissolta.
Curiosa è stata la posizione del nostro paese, che si è mostrato dapprima inflessibile sulla sua scelta del rilancio del nucleare, per poi ripiegare su posizioni più riflessive quando ormai anche i più convinti sostenitori dell’atomo avevano manifestato le proprie perplessità.
Ma quali sono le ragioni che rendono per il belpaese il nucleare una scelta infelice?
Anzitutto il fattore tempo. Le informazione sono confuse ed è il caso di fare chiarezza.
Per il momento nessuno sa dove verrebbero costruiti i nuovi impianti, e non c’è regione italiana che accoglierebbe volentieri il progetto. I più ottimisti ritengono che da oggi, fra identificazione siti e avvio dei lavori, le prime centrali saranno completate fra 10 – 15 anni. Un tempo lunghissimo.
E gli installazioni nucleari, come si sa, sono fatte per durare almeno 50 anni, per essere adeguatamente redditizie. Questo significa che le centrali italiane sarebbero ancora qui nel 2080 o giù di li. Quando probabilmente il resto del mondo avrà dismesso questa tecnologia a favore delle energie rinnovabili.
L’altro grande interrogativo è rappresentato dal reale contributo che questa energia può dare.
Si parla di 5 impianti, volti a garantire quel 20% di energia che oggi viene acquistato dall’estero. Una quota che comunque sarà possibile recuperare concretamente soltanto fra alcune decine d’anni. Oggi leenergie rinnovabili garantiscono al nostro paese il 20% del fabbisogno. Sarebbe così impensabile raddoppiare questa quota?
L’ultima questione riguarda il mercato delle energie verdi in Italia, che è stato già affossato dagli ultimi decreti. E che potrebbe rappresentare nei prossimi anni un’opportunità di sviluppo gettata alle ortiche.
Di sicuro si sa che fino ad oggi era un’area economica in espansione nonostante la crisi, che creava nuovi posti di lavoro e che vedeva il nostro paese ai primi posti nella classifica mondiale. Investire valanghe di denaro nel nucleare, un settore a basse opportunità di sviluppo e occupazionali, in questa situazione, sembra un suicidio.

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